INTRODUZIONE
L’esperienza di una guerra lascia un segno indelebile in coloro che l’hanno combattuta, ma la loro esperienza, se aggravata anche da una prigionia, non si può più cancellare né in loro e molto probabilmente neanche nei loro figli e per più generazioni.
La forza e la determinazione con cui gli Internati Militari Italiani hanno resistito strenuamente alla violenza nazista sono stati anche un esempio per i propri figli.
Ad 80 anni di distanza, in un momento particolarmente difficile della sua vita questa figlia di un ex internato militare fa ricorso al ricordo della resistenza del padre per trovare lei stessa forza di resistere.
Queste le parole che scrive.
IL PANE DELLA LIBERTA’ I.M.I
Novara 5 luglio 2024
Reparto di oncologia ospedale Maggiore Novara
Sono nel letto dell’ospedale del reparto di oncologia di Novara mi arrivano dagli amici i più bei saluti, le parole più belle.
“Sentiamo la tua mancanza, appena sarà possibile, ti soffocheremo di abbracci” parole di Ezia e Agostino portavoce dell’Associazione Culturale Stella Alpina.
Parole buone, buono come il pane quotidiano
che mi scaldano il cuore
mi accarezzano l’anima.
Mi arrivano come
il pane quotidiano
caldo, buono fragrante che tocco con le mani che gusto con palato.
Un’ immagine chiara, nitida che ho davanti agli occhi sempre.
È lo stesso identico pane che mio padre metteva a tavola all’ora di cena dopo una giornata di lavoro e di fatica, lo baciava lo tagliava a fette e poi distribuiva la Provvidenza di Dio a noi figli. Quando finivamo di mangiare la fetta di pane, mio padre ripeteva il rito. Ne tagliava altre e con le sue stesse mani, la destra, diventata, a forma di un mestolo con il palmo concavo e le dite ricurve private dell’estensione a causa di un incidente accaduto quando lavorava nella acciaieria di Thale, la metteva nelle mani di mia sorella Rosetta, Anna Maria, di mio fratello Vito e nelle mie. Un gesto semplice per dire:” Cari figli, nutritevi di pane, onestà e libertà”
Un tacito segno carico di tutte le umiliazioni, le vessazioni subite e sopportate dentro le baracche di legno fredde del lager. Un gesto silenzioso che sa di quale sapore è stato il pane che mio padre ha dovuto dividere con 15/16 prigionieri quando era alla Junker di Halberstadt
Il suo è un gesto carico di sofferenza e riconoscenza al Signore che lo ha reso forte, combattivo durante i due anni passati dentro il recinto di filo spinato. Mio padre era quest’uomo. I suoi gesti parlavano più delle parole
Quando, invece, eravamo in campagna ed era il momento di mangiare lu cippottu ci sedevano sulla panchina sotto l’albero di gelso bianco del Valle Nuccio, prendeva una canna dal canneto di Rio Nuccio la tagliava verticalmente in due, affilava le punte dell’una e dell’altra facendone i rebbi ed era pronta la forchettina. Ne preparava una per ognuno. Prendeva il pane, se lo adagiava sul petto come fosse una creatura, lo tagliava con il suo coltello a fettine. Su ogni fettina faceva tanti piccoli taglietti distanti l’uno dall’altro, ne formava un ventaglietto di piccoli bocconcini tenuti insieme dalla crosta del pane e ce le distribuiva come il più buono e prezioso dei regali.
Ah! Quanta sofferenza è costata a papà Giuseppe il pane della libertà, difficile da conquistare e mantenere, un filone di 2 kg di pane, per zittire lo stomaco, dopo 5 giorni di forzato digiuno lo ha diviso in 62 pezzettini. Poco più di 30 grammi da mettere nello stomaco
Mi piace ricordarlo questo pane della libertà. e della Resistenza Senz’Armi. E le briciole? Anche le briciole erano una porzione. La massima attenzione a non farle finire per terra.
Quai se per caso noi figli mettevamo sulla tavola il pane sotto sopra era sinonimo di disprezzo, un’offesa alla Provvidenza Divina.
È ritornato a casa con l’animo invitto
Il Signore lo ha risparmiato
l’ha tenuto lontano dalla morte.
Ha dato ai noi figli
il pane del suo lager
Il pane della vita,
Il sudore della sua fronte
Il suo grazie al Signore.
Io sono ritornato
Io son qui
Viva la vita
la speranza
la bellezza della vita
È questo il regalo di mio padre:
Pace onestà libertà!
E gli amici?
Piero e Nicla mi dicono, ti vogliamo sempre combattente!
Mauro più dura della Pietra.
E combattente sono!
Rinnovo ogni giorno
il gesto, il rito quotidiano che mi ha regalato mio padre. Mangiamo lo stesso pane, compagno delle nostre tavole.
De Blasi Pietra
I.M.I. Giuseppe De Blasi
STALAG XB Sandbostel
N° 194671